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venerdì 8 novembre 2013

ESSERI DIVERSI




Non bisogna essere ipocriti, ci sono delle regole semplici, ma basilari, per poter vivere bene e che dovremmo sempre tenere ben presente.
Una di queste, forse la testata d'angolo su cui andrebbe poi costruita un'esistenza, è che tutti gli uomini sono diversi tra di loro.

Sia ben chiaro, non ne faccio una questione di razza o di religione, non mi interessano le classi sociali di appartenenza o il livello di cultura che ognuno di noi ha raggiunto durante il proprio percorso di vita, è ciò che abbiamo dentro che ci differenzia l'uno dagli altri. 
Io credo, anzi no, Io sono certo che gli uomini sono diversi tra di loro per il grado di sensibilità che hanno maturato quotidianamente, per il modo in cui si approcciano ai problemi di tutti i giorni,  per come intendono i rapporti umani. 

Insomma, ogni uomo è diverso da chi lo circonda, grazie o per colpa delle proprie esperienze e di come le ha affrontate.

Ed è partendo da questo semplice assunto che dovremmo sforzarci per cercare di capire cosa è in realtà la vita per le persone che abbiamo affianco e questo non per scegliere chi ci può essere utile o meno nel corso della nostra esistenza, ma per cercare di limitare quegli inevitabili dolori, che ogni volta ci avvinghiano, quando qualcuno tradisce la nostra fiducia.

È così, d'altronde chi non ha nei confronti della vita il nostro stesso sguardo critico, lo stesso identico approccio, è destinato per sua stessa natura a procurarci inevitabilmente del dolore, come d'altronde potremmo fare anche noi con qualcun altro. 
Non è una questione di cattiveria o intenzionalità, è molto più banalmente un modo diverso di essere uomo/donna e sia ben chiaro, non voglio con ciò fare una classifica, proclamando un vincitore o un essere pseudo superiore, ma semplicemente tenere bene presente che se qualcuno ci fa male, spesso è così perché è stato messo nelle condizioni di farlo da noi.

Però è pur vero, che per quanto mi riguarda, non sono a favore delle scelte o delle esclusioni, ho sempre ritenuto che ognuno è importante in funzione della propria esperienza, del proprio io e che quindi chiunque ha potenzialmente qualcosa da insegnarmi  e diventa a questo punto importante semplicemente capire bene il prossimo con cui mi sto rapportando, per comprendere se debbo e fino a che punto posso rivelarmi a lui, capire cioè il limite sino a cui posso aprirmi e se posso mostrare quel lato interno della mia anima che nascondo finanche a me stesso, tenendo ben presente che questa possibilità la si può e la si deve concedere esclusivamente a chi ha riteniamo si ponga nei confronti della vita, delle sue gioie, dei suoi dolori, come noi desideriamo che faccia.

L'affetto è di per se ben'altra cosa rispetto all'amicizia, ed entrambe non hanno nulla a che vedere con l'amore, ed è tenendo ben presente ciò che bisogna capire a quale di questi ambiti si può e si deve ascrivere chi abbiamo di fronte, sperando di non sbagliare con nessuno la categoria a cui bisogna assegnar loro, perché gli amici e le donne ci possono tradire e questo è quanto di può facile c'è da accettare,  ma scoprire che siamo stati noi a dare la fiducia a chi in fondo sapevamo che non la meritava, è una sofferenza che non conoscerà mai sollievo e che ci segnerà inevitabilmente.






4 commenti:

  1. Una precisazione: questo è il secondo tentativo di commentare, il primo è stato carognescamente cancellato dal blog (mio acerrimo nemico dichiarato) nel momento in cui ho cliccato "pubblica"

    Ho letto questo post di corsa, in un momento in cui non potevo commentare, mi sono riproposta di farlo in un momento di calma.

    Fino al momento in cui dichiari che siamo frutto delle nostre esperienze, ho pensato che questo fosse uno dei post più banali che tu abbia scritto.
    Ma la MIA esperienza , appunto, mi diceva che banale è un aggettivo che non ti calza, mai.
    Ho proseguito la lettura incuriosita, ed ecco ritornare il "dolore"
    Questa volta non quello limitato all'amore per una donna, qui si allargano gli orizzonti, qui parliamo di quel dolore che ci viene dal mondo con cui veniamo in contatto. Desumo tu stia parlando di colleghi, amici, familiari che ci provocano delusioni.
    Già perché a te tali delusioni non "bruciano" semplicemente, a te provocano dolore.
    La tua difesa è il "riccio".
    Hai letto bene "riccio".
    Quando interagisci tu puoi sembrare, aperto, cordiale , in realtà alzi un muro invalicabile e ti chiudi a riccio.
    Se si tenta di aprire, di insinuarsi nel riccio per arrivare a capirti , a "conoscerti" almeno un po', ci si impiega in un ardua battaglia che porta spesso solo a pungersi.
    C'è poi il problema dell'essere frainteso. Circondato da donne che scambiano la cordialità per altro, il "riccio" è uno scudo validissimo.
    Lo strano di questo tuo ritrarsi è che saresti una persona con tanta voglia di sperimentare, andare a fondo delle cose, ma che ha tanta paura della delusione.
    Sai, queste delusioni che sfociano in dolore, sono dei sensibili, di chi crede nel rispetto negli altri e si aspetta di essere ricambiato.
    Di queste persone nella vita ne incontrerai poche, molto poche.
    Il mondo è pieno di persone che credono che l'"amicizia" sia andare insieme a cena, al cinema, a ballare, a farsi quattro risate e poi.....nulla.
    Ragazzo mio, benvenuto nel club .
    uvs


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    1. Questo è uno dei commenti più belli che io abbia mai letto, grazie.

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    2. Troppo buono, L'italiano lascia a desiderare, a mia giustificazione : ero incavolata per il fatto che fosse andato perso il commento originale e non ho riletto prima di pubblicare.

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  2. Anch'io mi sono presa un po' di tempo, prima di commentare.
    Quando, ieri, ho letto questo post, mi sono ritrovata in ogni pensiero e parola che hai espresso. Condivido pienamente le tue considerazioni sul dolore che certe delusioni e certe aspettative mancate, provocano. Ritengo anch'io che sia dolore e non semplice delusione.
    E condivido anche, parola per parola, il commento di uvs. Lei ti conosce bene ed ha fatto delle considerazioni su di te in cui mi sono rispecchiata.
    Il "riccio" è uno dei capi che tengo nel mio armadio e lo indosso spesso e volentieri, in tutte le stagioni, ma questo, forse, un pochino l'avrete capito.
    Un po' di superficialità ci risparmierebbe qualche dolore, ma a noi "soci del club" non è concesso.

    Rosa

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